Riflessioni

Il ruolo dell'AIAP

Associazione professionale, associazione culturale, società di servizi ai soci e alle istituzioni, editore, libreria, formazione, riflessione teorica sul mestiere... L'AIAP ha in se tutte queste prerogative. Generosamente ha sempre cercato di colmare il vuoto culturale e istituzionale che circonda il nostro mestiere operando su un ampio spettro di azioni. In questi anni molte cose sono cambiate e nuovi soggetti si stanno adoperando per colmare i vuoti. Ritieni necessario fare delle scelte di campo? Quale delle prerogative illustrate pensi debba essere potenziata? In quali aspetti della sua azione ti pare che AIAP sia più carente? Quali sono le azioni che senti più urgenti in questo momento?
Queste sono alcune riflessioni sulle quali ci piacerebbe conoscere il tuo parere.


Commenti:

Formazione, formazione e formazione!
Vorrei un dibattito e un'azione più serrati e incisivi sul tema della scuola e dell'università. Oggi non sono chiare le conoscenze e le competenze che deve avere un diplomato/laureato né quelle di un insegnante.
Sotto la voce

10 Sep 2008 08:00  | Mauro Zennaro  | 

Tutte le cose elencate sono delle priorità assolute: se Aiap vuole concretizzare un salto di qualità, deve ottemperare a tutte queste funzioni...
La necessità immediata di superare l'attuale aspetto volontaristico è lampante, per fare di Aiap una istituzione matura, soprattutto dal punto di vista operativo, ed incidere radicalmente sul tessuto culturale del ns paese, sfrangiato, scolorito, rattoppato... in modo grave: credo personalmente che ci vorranno decenni per far emergere di nuovo una cultura del 'progetto' e del 'fare' nel ns paese.

In breve, potenzierei immediatamente l'intervento diretto sulle Istituzioni deputate alla formazione: è qui che, personalmente, vedo l'urgenza assoluta di una presa di posizione da parte di Aiap: forse in modo più incisivo, bisognerebbe tentare di intervenire sulla composizione dei programmi di studio nei luoghi di formazione, e tanto altro... magari anche con le lettere curative e preventive, strumento intelligente ma blando... e da considerarsi, a mio parere, soltanto un inizio...
anche se non credo siano state pensate per questo caso specifico...

15 Sep 2008 09:57  | massimo_p  | 

Premetto che trovo utile questo monitoraggio di opinioni anche perché ne sono propositorere del suo uso (come detto nell'assemblea di Milano) almeno per problematiche più immediate come dissi per es. la Guida agli onorari.

Ritengo che gli interrogativi nei tre quesiti principali vanno ricondotti però, a mio avviso, a due imprescindibili aspetti della natura stessa dell'associazione.
La sua azione in campo culturale e quella in campo professionale.
La prima non dovrebbe mai prevaricare l'altra e viceversa.

Siccome, sempre a mio avviso e non solo mio, la seconda è purtroppo carente come presenza per es. istituzionale (vedi nota), ben venga la presenza continuativa retribuita di una figura che sia però capace e costante referente all'esterno con le istituzioni e i media.

Per quanto riguarda la durata delle cariche, mi sembra ovvio auspicare ricambio con annessa continuità di

18 Sep 2008 11:49  | giuseppecolombo  | 

(repost)

Premetto che trovo utile questo monitoraggio di opinioni anche perché ne sono propositorere del suo uso (come detto nell'assemblea di Milano) almeno per problematiche più immediate come dissi per es. la Guida agli onorari.

Ritengo che gli interrogativi nei tre quesiti principali vanno ricondotti però, a mio avviso, a due imprescindibili aspetti della natura stessa dell'associazione.
La sua azione in campo culturale e quella in campo professionale.
La prima non dovrebbe mai prevaricare l'altra e viceversa.

Siccome, sempre a mio avviso e non solo mio, la seconda è purtroppo carente come presenza per es. istituzionale (vedi nota), ben venga la presenza continuativa retribuita di una figura che sia però capace e costante referente all'esterno con le istituzioni e i media.

Per quanto riguarda la durata delle cariche, mi sembra ovvio auspicare ricambio con annessa continuità di "post" e "future president".
Quanto alla ventilata retribuzione dei consiglieri con incarichi, ritengo che il rimborso a pié di lista delle spese per incarichi chiaramente assegnati, debba bastare. Ciò in cocomitanza della retribuzione full time di direttore e segrteria.
Non credo che possiamo, non solo economicamente permettercelo, ma sarebbe un anomalia rispetto a organizzazioni anche più grandi e autorevoli della nostra dove per consuetudine (e anche per legge) i consiglieri ricevono solo gettoni di presenza.

Giuseppe Colombo

NOTA

Proseguire i contatti con il CNEL e interrogarlo per avere doverosi ragguagli in merito al suo operato in favore delle associazioni non regolamentate.

Chiarire posizione e collocazione presso Camera di commercio di Milano anche in funzione e nome dei soci iscritti all'albo della CCIA stessa, a valere poi ovviamente per tutte le CCIA del paese.

Decidere (o meno ma con motivazioni serie dopo contatti che invece mi risultano abbandonati) l'adesione al Colap o altre eventuali iniziative di coordinamento delle associazioni in attesa di riconoscimento. Alleg. 2 PDF con recenti normative.

Mantenere e sviluppare rapporti costruttivi non solo con ADI e ADCI ma anche le altre associazioni della comunicazione senza sterili rivalità e distinguo, almeno per quanto riguarda il tema del riconoscimento.

Continuare o rinnovare (visto il cambio di governo) i contatti per la nostra causa con i legislatori, ovviamente, di qualunque colore essi siano.

18 Sep 2008 11:57  | giuseppecolombo  | 

Oltre alla formazione, come scrive Zennaro, l'Aiap deve farsi conoscere di più presso le scuole e le università istituendo “le giornate Aiap" dove un gruppo di soci professionisti presentino agli studenti l'importanza dell'associazione per la loro futura professione. In tale occasione si possono far vedere agli studenti esempi di lavori di Aiap Community, spiegare l'importanza della Guida agli onorari e delle modalità contrattuali e comportamentali, ecc.
Tali "giornate" non sono una novità. Fino a più di 20 anni fa venivano fatte, seppur raramente, e in una di queste avevo conosciuto l'associazione.

28 Sep 2008 00:13  | giofuga  | 

Saluti a tutti

mi accodo alle considerazioni già esperesse e che condivido molto, e provo a aggiungere qualche altra nota

/////Aiap che vorrei/////
>> Prima considerazione. Quella in corso Non è una rivoluzione ma una riforma > Seconda considerazione. Modificare per crescere e essere vivi <<
Se persistono tutte intere le ragioni che stanno alla base della nostra associazione è altrettanto evidente che nulla è statico e i movimenti di tipo culturale e professionale che ci attraversano la vita, e di cui magari in parte siamo “agenti”, devono essere recepiti, interpretati,
filtrati e tradotti in nuovi strumenti operativi.
Va promossa quindi, simultaneamente alla discussione che stiamo tentando di far decollare, una profonda riflessione – un vero dibattito “culturale” aperto e senza rete – che dovrebbe proprio riguardare questo punto. Poiché è forse è proprio questo implicito “non detto” che ha generato la crisi da cui in fondo siamo partiti: aiap associazione culturale (grafico-intellettuale) o aiap strumento professionale (grafico-tecnico).

Quindi dovremmo tentare di ri-definire (operazione che va rinnovata continuamente) un nuovo statuto epistemologico del nostro lavoro, il nuovo (attuale) orizzonte culturale e professionale.

Personalmente aggiungerei però che il dualismo di cui sopra lo sento un po’ come un
fardello astratto. Per ragioni geografiche, anagrafiche, culturali, professionali e intellettuali io mi sento simultaneamente, e anche abbastanza pacificamente, tutte e due le cose insieme. Ma anche molte altre, spero, in ogni momento. (Che poi riesca bene a sintetizzare o armonizzare tali
tensioni, questo è tutto un altro paio di maniche!)
In sostanza mi sento sempre di più nella condizione di un “regista” che si muove tra strumenti
professionali, tra saperi, tra visioni, tra linguaggi, tecniche (con maggiore o minore disinvoltura, certamente…)

Se questa visione ha un qualche fondamento di verità – e dai discorsi che sento mi sembra diffusa, quanto meno in termini di incertezza - a questa nuova visione dovrà accompagnarsi la capacità di interloquire con forme sempre più ampie di attori del mondo del progetto, della comunicazione,
dell’architettura, della pubblicità, ad esempio.
In questo senso mi preoccuperei anche di accogliere e prevedere nuove e più ampie forme di partecipazione all’associazione in maniera più strutturata (non solo professionisti ma anche studi, società etc). Certo preservando l’ossatura di “associazione di professionisti”.

Quindi dovremmo tentare di far corrispondere una nuova (in toto o in parte) struttura organizzativa e operativa.


Provo adesso a mettere giù qualche **parola-chiave** relativa a l’Aiap che
vorrei

1
Che facesse più **lobbing** (come possiamo diventare sempre di più
interlocutori privilegiati di istituzioni, enti pubblici etc?) e
**tutela** su un piano pratico, professionale e giuridico (questioni
Fiscali e questioni previdenziali in primo luogo)

Riprendere la vecchia a mai superata questione dei **Concorsi, gare, incarichi**
Ma anche qui proverei a allargare il quadro, non solo elaborare strategie rispetto
ai concorsi di idee ma anche rispetto alle forme di lavoro concreto in cui
siamo quotidianamente immersi: partecipiamo a gare in cui siamo chiamati
come studio non solo a progettare, ma anche a gestire servizi, con
questioni propriamente d’agenzia: pianificazione mezzi, erogazione di
servi etc.
Dobbiamo avere una strategia rispetto a questa questione.

01 Oct 2008 09:35  | aldo presta  | 

Provo a sintetizzare - ma le mail sono sempre riduttive - pensieri diversi – un po’ affastellati – a seguito dell’assemblea di Milano e di pre e successive chiacchierate con soci/amici.
L’aiap che vorrei è una domanda non nuova: me la pongo dal lontano 1990, anno, cioè, nel quale ho iniziato a farne parte. Ma ero solo una studentessa. Molto è cambiato da allora: l’aiap è cresciuta molto e molto si è aperta e se prima poteva apparire come una piccola cerchia di coltissimi autoreferenziati, oggi le cose sono sicuramente cambiate.
Credo che tutto ciò che l’aiap ha fino ad oggi fatto sia un patrimonio che non deve andare disperso. Si era posto un obiettivo culturale ed ha cercato di perseguirlo tentando di navigare su un doppio binario: quello culturale e quello professionale. Lo dimostrano i suoi interessi per la formazione e la costruzione di una mirata cultura del progetto e lo dimostra altresì l’attenzione per la professione attraverso il monitoraggio e la cura di concorsi, tariffario, etc etc.
Ciò non significa che tutto sia andato sempre bene e ciò non significa, altresì, che tutto non si possa migliorare. Mezzi, strategie e metodologie. L’importante è capire dove si ha intenzione di andare.
Scrivo questo perché personalmente non ho mai ben capito se questa profonda crisi dell’aiap sia stata dettata da nevralgie organizzative oppure da altro. Non capisco perché a un certo punto si è sentita l’esigenza di ridiscutere il ruolo dell’aiap come associazione culturale o come associazione professionale.
Mi sembra che il lavoro svolto in tutti questi anni abbia rappresentato il tentativo di dare forza ad entrambe queste anime.

Quale allora la crisi? E’ la crisi di un’associazione che, nata piccola, si ritrova oggi a dover ricalibrare le sue forze e i suoi obiettivi? Oppure è la crisi di un’associazione che mette in discussione i suoi assiomi principali?

Personalmente io credo che questa doppia anima dell’aiap (di associazione culturale e di associazione di professionisti) debba essere una condizio sine qua non. Altrimenti tanto valeva diventare Albo.
Se l‘aiap non ha mai voluto perseguire quella strada credo sia stato proprio per poter preservare un patrimonio culturale ed una libertà intellettuale che il diventare albo avrebbero sicuramente minato.
Anzi, e concordo con Aldo, auspicherei che l’aiap potesse colloquiare con altre anime al suo interno e al suo esterno senza l’imbarazzo di confrontarsi con un mondo del progetto che sta cambiando velocemente e all’interno del quale convivono molte realtà, quelle più ortodosse e quelle più ibride e meticciate.
Anche qui, scelta culturale: come vuole porsi l’aiap? In generale non amo le posizioni ortodosse perché sono sempre anticamera di muri. Credo che l’aiap debba aver la capacità – culturale e critica prima, organizzativa e metodologica poi – di potersi aprire a tutte le anime del progetto quelle più pure, quelle che vivono nella prassi del quotidiano e quelle sperimentali. (perdonate la categorizzazione limitata e fuorviante)
E quindi credo anche che Aiap debba poter affinare differenti strumenti per poter colloquiare con tutte queste anime.

Inoltre:

A) La mia posizione sui temi della formazione e sul ruolo dell’aiap nelle università è abbastanza nota. In questa sede ribadisco solo che l’Aiap deve confrontarsi con le leggi in vigore e le riforme in atto –l’applicazione della 270 è in fieri - per poter avere un ruolo forte nelle università.
Un suo maggiore ruolo consentirebbe tre cose:
1. garantirebbe la qualità della formazione
2. aiuterebbe l’aiap a crescere diventando anche riferimento per gli studenti (l’ADI è cresciuta proprio grazie agli studenti iscritti)
3. la crescita numerico/qualitativa degli associati permetterebbe una maggiore capillarità sul territorio

B) E’ nota anche la mia posizione sull’internazionalizzazione: associazioni, concorsi, press tutti di stampo internazionale consentirebbero all’aiap di porsi su un piano di maggiore rischio ma anche respiro. Soprattutto consentirebbero a quel ramo del made in Italy legato alla comunicazione, di riappropriarsi di posizioni forti così come è stato in passato. Essere l’associazione “di casa” protegge di più ma porta ad una chiusura mentre occorre, forse, riuscire ad acquisire una visione più europea. Almeno.
Come? Non lo so. Forse riappropriandosi di quell’idea di mady in Italy che è stato modello esportabile in tutto il mondo. Iniziando a partecipare a competizioni internazionali, mettendo insieme gruppi di lavoro che possano immaginare ed esportare mostre all’estero, lavorando sulle aziende e con le aziende nel tentativo di riappropriarsi di un sodalizio che è stato la vera forza degli anni 70/80. Certo il mondo è cambiato e non si torna indietro, ma non credo che non si abbiano le capacità per immaginare altri modi per poter riuscire ad andare oltralpe.

Strumenti culturali: rafforzare le sue posizioni in seno ad organismi internazionali; promuovere la cultura del progetto; promuovere la cultura dell’etica del progetto; rafforzare la sua presenza in seno all’università; rivendicare il suo ruolo di disciplina autonoma e non suddita (come oggi accade) del disegno industriale; rafforzare la sua presenza in seno ad organismi istituzionali;

dare voce a progettisti (non solo soci) su differenti scale (dalle scuole ai grandi studi attraversando quel mondo del progetto polverizzato sul territorio, quella realtà tutta italiana fatta di piccoli ma eccellenti professionisti).

Strumenti editoriali: promuovere un sistema editoriale in grado di affrontare tutte le sfaccettature sopra descritte. Progetto Grafico è la rivista di punta, ma ad essa credo si possano affiancare tutta una serie strumenti mirati. Inoltre PG si porta dietro tutta la questione legata alle edizioni aiap: referee, comitati scientifici, accordi con editori internazionali per scambio edizioni.....tutte cose che diventano sempre di più parametro di valutazione scientifica e, quindi, credibilità da spendere in casa e fuori casa. (e non solo all’interno del nostro (misero) mondo accademico)

Strumenti operativi: snellire lo statuto, per consentire all’aiap una maggiore flessibilità di azione. Consentire, cioè, all’aiap di poter diventare “interlocutore primo” di enti, Istituzioni e centri di ricerca, fornendo una consulenza scientifica, mirata e costruita ad hoc. Sempre mantenendo inalterato il principio sovrano della non competizione con i suoi associati.
Detto ciò se l’Aiap vuole potersi aprire anche al mondo consulenziale, nella misura in cui questa sia prima di tutto consulenza scientifica, credo che esistano, nel mondo esempi eccelsi cui poter fare riferimento (l’AIGA prima di tutto e l’Icograda se vogliamo guardare solo al nostro settore disciplinare) ma soprattutto esistono gli strumenti legali per poter mettere a punto uno statuto che garantisca tutti: consiglio direttivo e soci. Nella massima trasparenza e tenendo ben salda l’idea che l’aiap è prima di tutto un’associazione di professionisti e, come tale, non può e non deve entrare in competizione con essi. Questo è un presupposto imprescindibile ed indiscutibile, la cui messa in discussione automaticamente fa cadere l’Aiap nella sua stessa ragion d’essere. Tutto ciò che l’aiap ritiene di poter affrontare deve poterlo fare nel rispetto di questo primo indiscutibile assioma.

13 Oct 2008 21:06  | danielapiscitelli  | 

Armando Testa insisteva sempre sulla

16 Oct 2008 13:49  | carlosimonetti  | 

Io credo che sia fondamentale ricordarsi che il nostro ruolo nella società, in quanto designer della comunicazione, è quello di favorire con la nostra attività di progettisti l'accesso delle persone alla conoscenza e di contribuire al miglioramento della condizione umana in particolare e della terra in generale. Questo significa anche costruire e sviluppare capacità e conoscenze che ci consentano di perseguire questo obiettivo e fornirle a più persone possibile perché possano collaborare a questo compito e cercare di creare le condizioni perché si possa lavorare in questo senso, Aiap o non Aiap. Tutto il resto è, a mio parere, secondario e dovrebbe essere visto in funzione di questo obiettivo.

06 Oct 2009 09:05  | luciano perondi  | 

Gentile AIAP,
una domanda: le email le leggete? Se si vorrei sapere chi lo fa: esiste qualcuno che si occupi di far recapitare le comunicaizoni dei soci a chi di dovere? Mi sono fatto avanti per cercare un dialogo su questioni quali Delegazioni e altro ma nemmeno telefonicamente ho avuto un minimo ragguaglio. E' bello pagare una quota annuale e rimanere nel più assoluto sconforto. Spero di avere un cenno in merito.

10 Feb 2012 15:39  | paolofontana  | 



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