Satyricon. La satira politica in Italia
Almanacco Guanda
Tempi duri per la satira politica in Italia. Comici denunciati, vignettisti sospesi da programmi tv, molti autori satirici non più graditi sui teleschermi. Mai come ora si è avuta l’impressione di un potere unico che non tollera nessuna forma di critica, nemmeno quella che si esprime in disegni o battute. Dall’altra parte, sul fronte dei comici, si è verificata una sorta di scissione: gli irriducibili, da un lato, quelli che hanno finito per diventare simboli di aggregazione politica per un’opposizione che non si riconosce più nei partiti tradizionali (il caso Grillo, poi Sabina Guzzanti); e poi gli altri, quelli che ormai trovano ripetitivo, forse non utile, il rincorrere tutte le gaffe che Berlusconi ogni giorno semina. Proprio Berlusconi, del resto, ha spianato chiunque con i suoi capelli, la bandana, le corna ai summit internazionali, gli scherzi ad Angela Merkel, le barzellette imbarazzanti. Ha superato anche la più fervida immaginazione satirica, e — cosa da non sottovalutare — ciò nonostante vanta un gradimento popolare immenso.
Una riflessione su cosa è la satira, su come oggi possa ancora incidere è il tema dell’Almanacco Guanda 2009, che si apre con un testo di Dario Fo, che distingue satira da parodia, la critica dal compiacente sfottò.
Corredano il volume le vignette dei principali disegnatori, Altan, Giannelli, Ellekappa, Forattini, Staino, Vincino e altri ancora. Fra i testi ci sono gli interventi di Riccardo Barenghi (Jena), Michele Serra, Alessandro Robecchi; con loro gli scrittori Giuseppe Genna, Gianni Biondillo, Gianiuca Morozzi. Fra i contributi saggistici testi di Oreste del Buono (Linus e il ’68), Marco Giusti (il cinema), Cado Alberto Brioschi (fortune e sfortune della storia della satira), Claudio Carabba (la satira com’era).