Ci ha lasciato Paolo De Robertis, uno dei protagonisti della stagione della grafica di pubblica utilità e componente attivo di AIAP, da sempre.
Ricordare, almeno in parte, le iniziative e il lavoro di Paolo De Robertis significa risalire ad anni non recenti in cui, con altri amici, è stato particolarmente attivo nell’associazione. in cui eravamo entrati insieme in una fase in cui l’Aiap attraversava un processo di trasformazione, spostandosi dall’attenzione al mondo della pubblicità e delle agenzie a quello del progetto della grafica (e delle sue relazioni con la società in cui operava). In quella stagione degli anni Ottanta che sarebbe anche stata caratterizzata dalla grafica di Pubblica Utilità, Paolo ne è stato uno dei protagonisti, fin dall’ inizio, dando il suo contributo alle modifiche dello statuto Aiap e seguendo con assiduità le riunioni del direttivo che ci vedevano tornare in autostrada a Torino ad ore piuttosto proibitive.
E facendo attivamente parte della “banda grafica” che si incontrava all’Aiap e a casa di Roberto Pieraccini provenendo da Matera (Mario Cresci), da Aosta (Franco Balan), da Pesaro (Massimo Dolcini), da Bari (Geppi De Liso), Venezia (Enrico Camplani e Gigi Pescolderung), Salerno (Gelsomino D’ Ambrosio e Pino Grimaldi con ” Grafica “) e che poteva fare riferimento a Giovanni Anceschi (al Dams di Bologna ) e su Daniele Turchi e Giovanni Lussu (con la collana Progetto grafico alla NIS) a Roma. Oltre al “contributo di spinta” che proveniva dal gruppo di Torino ( di cui faceva parte anche Armando Ceste).
Con un avvio di progetti caratterizzato anche della “scoperta ” del panorama internazionale del manifesto avvenuta, all’ inizio degli anni Ottanta, alla Biennale di Varsavia. Appuntamento che negli anni successivi (e dopo la caduta del Muro di Berlino) avrebbe visto la presenza costante e la partecipazione di alcuni componenti del gruppo, tra cui proprio Paolo.
Ed è proprio grazie a lui, con la produzione del Calendario Iveco 1984 (realizzato dal gruppo della Biennale di Cattolica, cui si era aggiunto nel frattempo Gianni Sassi) il cui ammontare della retribuzione fu usato per la Biennale rendendola possibile.
La Carta del Progetto grafico segnò, più avanti, la conclusione di quella fase di lavoro in comune ma, naturalmente, ognuno di noi continuò ad avere rapporti e scambi.
In particolare, quando Paolo concluse il lungo incarico di responsabile dell’Immagine italiana e internazionale dell’Iveco e prosegui sotto altra forma la sua attività ebbi modo di lavorare con lui per realizzazione della mostra “Con le armi e senza le armi. Partigiani e resistenza civile in Piemonte 1943/1945” per l’Istituto storico della resistenza di Torino.
Successivamente continuai a interessarmi a quanto faceva e mi piace ricordare la grafica dei calendari per la cooperativa Arcobaleno (attiva nel disagio mentale) e il lavoro di allestimento di una mostra che lo interessò e lo coinvolse in maniera particolare: “Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel 900”, realizzata a Torino nel 2009.
Un ultima annotazione può riguardare anche la sua attenzione per il mondo della formazione e dello studio che, tra l’ altro, ci portarono entrambi ad Urbino per la lectio magistralis di Pieracini che concludeva il suo incarico di direttore dell’ISIA. Così come l’organizzazione, con AIAP, di una serie di incontri sulla professione per gli studenti dell’Istituto “Bodoni- Paravia ” di Torino (che aveva frequentato). Istituto presso il quale si intende ora organizzare un appuntamento annuale che ricordi lui e la sua particolare, umana maniera di praticare il nostro mestiere di grafici.
Gianfranco Torri
La foto di Paolo De Robertis con Mirò in copertina è di Filippo Civera.