Progetto grafico 02
dicembre 2003
Prodotto esaurito
Che relazione potrà mai esserci tra l′immagine qui accanto e quanto segue nelle pagine successive? Quello che si vede sembra essere un service, una copisteria: tra le altre la scritta “Studio grafico”. L′immagine sembrerebbe suggerire che, almeno ai nostri occhi, la dizione a noi così a cuore sia usata in modo improprio ma come si sa una foto non vale cento parole, e quindi va a sapere. Quello che viene fatto, progettato e prodotto in quel luogo non lo conosciamo e forse lì dentro sono proposte cose di qualità, cioè utili, progettate con cura, in tempi stretti a prezzi ragionevoli. Magari lì dentro attaccata al muro c′è la Carta del progetto grafico e c′è qualcuno che, tanto per fare qualche esempio, spesso progetta consapevolmente dei pittogrammi sapendo molto su Otto Neurath e il design dell′informazione [è l′argomento della sezione che apre questo numero (a pagina 6), curata da Mario Piazza e Daniele Turchi] ed è molto attento alle tematiche relative all′approfondimento e divulgazione della storia [a questo argomento è affidata la sezione cyan con un articolo di Anna Steiner e una serie di interventi curati da Gianfranco Torri] oppure, sempre per fare un esempio sa tutto sulla grafica del Sessantotto [Giovanna Vitale a pagina. 156]. E così via e solo per fare qualche esempio. E allora. Non c′è una legge che autorizzi o proibisca a qualcuno di fregiarsi del titolo di grafico o progettista grafico [Graphic designer] né a una società di definirsi “Studio grafico”: l′unica possibile legittimazione la dà il mercato, e il mercato bada alla qualità intesa più o meno come il mix di una serie di elementi tra cui quelli ai quali prima accennavamo. Con questa rivista la nostra ambizione, oltre agli intenti già elencati nel numero precedente, è contribuire ad ′alzare il livello′, e anche la consapevolezza. Progetto grafico opera in questo senso, diffonde la cultura e l′informazione sulla disciplina e le aree limitrofe per far crescere la qualità complessiva; perché pensiamo che solo da questo possa scaturire un ruolo diciamo così, ′professionale′. Pensiamo anche però che Progetto grafico debba essere vicino alla realtà e al mondo del fare. Sicché, con l′obiettivo di informare e accrescerere la qualità del nostro lavoro e quello dei nostri lettori anche questo numero di Pg è piuttosto consistente confermandosi, se non altro, la più voluminosa rivista del settore. Taglio corto, quello che pensavo di voler dire penso che più o meno si capisca; per il contenuto del numero, oltre a quanto già incidentalmente citato, rinvio al sommario nelle pagine successive e al contenuto stesso, augurando anche questa volta: buona lettura. Alberto Lacaldano