A distanza di sei anni, TipoItalia torna alle stampe con il numero 3, dedicato alle forme delle lettere nell’Italia del ventesimo secolo. Da questo numero, Tipoteca Italiana è il nuovo editore di TipoItalia, che uscirà una volta all’anno, grazie al fondamentale contributo di Grafiche Antiga.
La rivista è frutto della collaborazione di una fitta pattuglia di autori coordinati dalla redazione composta da Sandro Berra, Massimo Gonzato, Riccardo Olocco e Claudio Rocha.
Protagonisti del numero sono i disegnatori e i caratteri che hanno plasmato la comunicazione grafica italiana del Novecento.
Tra tutti, si staglia la figura di Alessandro Butti, cui è dedicato anche l'inserto in letterpress composto a mano a Torino da Archivio Tipografico con caratteri in piombo disegnati da Butti stesso e prodotti dalla Società Nebiolo.
La figura e l’opera di Alessandro Butti sono tratteggiate nei testi a firma di Enrico Tallone e Alessandro Colizzi, ma il suo nome emerge in molte altre pagine di questo volume. Se ne fa cenno nella panoramica di Lucio Passerini sul Novecento italiano, nella critica di Michele Patanè alle versioni digitali di alcuni caratteri Nebiolo e nell’intervento di Riccardo De Franceschi sul Veltro. E se ne riparla nelle pagine scritte da Akira Kobayashi a proposito del suo Eurostile Next, e da James Clough, che ha messo a confronto l’Eurostile di Novarese con il Microgramma e altri predecessori dalle forme squadrate.
Per TipoItalia, inoltre, Clough commenta una straordinaria selezione di scritte murali del Ventennio fascista in un contributo tratto dal suo L’Italia insegna.
Il percorso attraverso il Novecento italiano tocca anche il libro bullonato di Fortunato Depero, la rivoluzione grafica di Carlo Frassinelli, l’avventura delle Officine di Francesco Simoncini (a quarant’anni dalla sua morte), e la saga razionalista dei caratteri componibili, con testi che sono rispettivamente a firma di Gianluca Camillini, Carlo Vinti, Alessio D’Ellena e Luciano Perondi.
Di tipografia e razionalismo si parla anche nelle pagine che Mauro Chiabrando ha scritto su Reggiani e la sua fonderia, che può vantare fra le sue serie speciali il Triennale.
Claudio Rocha, oltre a curare il progetto grafico della rivista, è autore di una riflessione sui fregi e ornamenti tipografici d’epoca.
Per la composizione dei testi Rocha ha scelto di impiegare un’ampia gamma di caratteri. In particolare ha selezionato le versioni digitali di font storiche (come tif Balilla, Semplicità, Paganini, Palatino Nova, Palatino Sans, Monotype Dante Pro, tif Mefistofele, Monotype Pastonchi Pro, Veltro, Egizio, Eurostile Next) che avessero pertinenza con gli argomenti trattati, affiancando loro caratteri di recentissima produzione (Brevier, Zenon e Gramma di Riccardo Olocco/cast; Dic Sans di Luciano Perondi/cast; gft Lespresso di Giangiorgio Fuga; fb Forma di David Jonathan Ross/Font Bureau; Font Serif e Sans di Michele Patanè/Monotype).
( 3 Feb 2016 )
18 January 2021