James Thrall Soby

Ben Shahn


Sovarccoperta di Ben Shahn, (1898-1969).

«Dal 1930 egli assume un prestigio e una consistenza di artista di livello internazionale, alternando al suo alto mestiere del grafico cartellonista, opere di pittura che si possono suddividire in tre fasi. La prima è quella di una presa di possesso, in modeste dimensioni e con notevoli incertezze stilistiche, di una realtà bruciante, dove la politica e il sentimento civile prevalgono sugli abbandoni individuali e privati. In questa prima fase i lavori di Shahn rivelano una statura e un piglio già rari. Infatti la grafia del pittore non è scissa dal suo pur magro e dimesso senso del colore; e l’una e l’altro crescono di pari passo, si integrano, col chiarirsi nella coscienza dell’artista del sentimento della umana solitudine. La seconda fase delle opere di Ben Shahn va dal 1935 al 1948 circa e rappresentata, con punte di maggior realismo populista, il momento più alto dell’arte di Ben Shahn: non già, come hanno detto taluni, perché il pittore sia su una strada giusta in quanto realista, ma perché questi anni figurativi riflettono una pienezza di ispirazione, centrando il tema più ricorrente e suggestivo di tutta l’arte del pittore, la solitudine dell’uomo nella moderna civiltà, sia esso il ragazzo nascosto dentro una invisibile nube di “fumetti”, sia il tragico far niente domenicale di uomini in attesa del lunedì, scamiciati e come pronti ad una rissa, sia il reticente e lamentoso suono della armonica a bocca che nasce dal gesto di un ragazzo seduto su un prato o il salto della corda dei fanciulli dentro una guerra che non si vede, sommaria eppure incombente, come nei simboli scenici del teatro di Thorton Wilder. Terza ed ultima fase è quella della sua accentuazione avanguardistica, dove al sentimento della solitudine si aggiunge, e talvolta si mescola, un vago senso di angoscia, un interrogativo senza risposta.»
James Thrall Soby

 

 


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18 January 2021

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