Ginette Caron socio in galleria
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[i]Come e quando hai iniziato a fare grafica?[/i]
A 10 anni facevo il giornale della mia classe. Avevo commissionato a mio zio grafico una illustrazione per la copertina.
La prima commessa? un lavoro estivo per pagare gli studi (BFA Graphic Design all'Universit Concordia a Montral), avevo 21 anni: Tlglobe Canada, una multinazionale di telefonia per cui impaginavo e illustravo programmi di formazione.
[i]Ci sono stati dei maestri?[/i]
Quando avevo 6 anni, mio nonno aveva portato a ciascuno di noi 4 fratellini un pallone e per distinguerli ci aveva disegnato al momento la nostra iniziale in lettera gotica tenendo il pallone tra le sue ginocchie. Il pallone era cos bello che non l'ho mai usato. Mio nonno era "lettreur", l'antenato del grafico. Sicuramente questo stato il primo contatto fascinoso con la grafica. In Canada, ho avuto due professori svizzeri che ci facevano tracciare curve con il pennino senza altri strumenti. Il mio vero maestro a cui sono sempre riconoscente Pierluigi Cerri insieme allo studio Gregotti associati con cui ho collaborato per 12 anni. L, la commistione della grafica con le altre discipline visive stata per me un insegnamento fondamentale.
Infine posso dire che larte e la contemplazione della natura sono sempre per me due grandi fonti di insegnamento.
[i]Quando consideri ultimato un lavoro?[/i]
Quando non riesco pi n ad aggiungere n a togliere alcun segno.
[i]Puoi farci degli esempi di pessimo design e di ottimo design?[/i]
Pessimo design? troppo facile: basta guardarsi attorno per cogliere il disordine, il pressapochismo, il poco amore nel realizzare tante insegne, manifesti, stampati,... (alla fine tutto il visibile riconduce alla grafica).
Ottimo design? Quando la poesia e l'ironia diventano il progetto: per citare 3 notevoli esempi, Bruno Munari, Paul Rand, Henrik Tomaszewski.
[i]Quanto ti senti responsabile di un tuo progetto?[/i]
Mi sento totalmente responsabile dei miei progetti: dalla scelta del cliente, dei collaboratori giusti ai fornitori. Alla fine, non c' niente lasciato al caso.
Leggevo proprio oggi questo pensiero indiano:
"Tutta la responsabilit del bene e del male ricade su di noi. Questa la grande speranza. Quello che io ho fatto, io lo posso disfare." (Svami Vivekananda)
[i]Puoi raccontarci la storia di uno dei lavori che hai messo nella galleria?[/i]
I progetti pi divertenti sono quelli dove intervengono contributi da tante discipline diverse, soprattutto quando si pure tutti amici affiatati sul lavoro.
Ecco 2 stand per lo stesso committente, stesso spazio, stessa fiera e stesso team di progettazione. Naturalis Historia e Le voci segrete del bosco. Il gruppo Mauro Saviola raccoglie undici aziende diversificate e pi di mille addetti in un sistema industriale integrato al servizio dellindustria del mobile. La comunicazione del gruppo Mauro Saviola ha come temi centrali lecotecnologia come tecnologia avanzata al servizio dellambiente, la ricerca di nuove esperienze stilistiche e sensoriali, la sinergia delle diverse aziende allinterno di un unico grande gruppo.
[i]Naturalis Historia[/i] un lungo recinto luminoso bifacciale (mt 190) perimetra lo spazio espositivo, delimitando un immaginario giardino dal tracciato ortogonale. Il recinto diventa una superficie narrativa su cui prende avvio la Naturalis Historia. Dettagli ingranditi di fiori, foglie, rami invadono con i loro colori e venature il bianco abbagliante della pagina che rilega lintero racconto. Lo spazio interno scandito e gerarchizzato dai pilastri preesistenti che si trasformano in un filare di alberi, rappresentanti le diverse essenze. Ogni albero racconta la propria storia intrecciando scienza e mitologia, poesia e leggenda, mentre la texture della scrittura argentea sul fondo verde rimanda al gioco luminoso delle fronde. Questo filare di alberi, separa la parete luminosa con la zona di accoglienza dagli spazi espositivi delle singole aziende.
Il giardino cartesiano di Naturalis Historia si trasforma nell'edizione del Sasmil 2002 in un bosco fitto e misterioso, [i]Le voci segrete del bosco[/i]. I percorsi interni diventano pi complessi, la distinzione degli spazi meno netta e pi simbiotica, volta a privilegiare le percezioni emotive su quelle razionali. Una selva verde, astratta e immaginaria, attraversata da una tecnologica aurora boreale che corre tra i fusti esplorando nuove soglie della percezione sensoriale. Un centinaio di alberi, molti dei quali luminosi, resi dinamici dalle diverse texture che li rivestono: cortecce naturali ingrandite e virate in diversi toni del verde. Nel buio misterioso del bosco si disegnano radure. Diverse fonti luminose reinventano lo spazio ricomponendo unarmonia perduta. Giochi dombre, riflessi lucenti, screziature costruisconi un tessuto di echi e richiami interni e segreti, scandito da alcune isole di maggiore intensit.
I guizzi dellaurora boreale generano basse pareti curve, specchianti e cangianti, che delimitano gli spazi del bar-ristorante, dei servizi delle sale di riunione e creano sentieri di orientamento e informazione.
Gli alberi, disposti con sapiente casualit, diventano nodi di una rete di segnali e snodi sensibili di un percorso di scoperta, dove gli ambiti di pertinenza delle singole aziende dispiegano la loro specifica comunicazione.
Ill bosco misterioso dialoga con lesterno attraverso un diaframma leggero e semitrasparente di rete nera che unisce e separa, uninterfaccia viva e centripeta che protegge il bosco e chiama il visitatore a svelarne i segreti.
Committente: Gruppo Mauro Saviola
Fiere SASMIL, Semilavorati per lindustria del mobile, Fiera di Milano, edizioni 2000 e 2002
Stand a isola, dimensioni mt 74 x 21 x h 3.50, (mq 1.550)
Progetto architettonico: AAAA quattroassociati
Progetto grafico: Ginette Caron
Fotografia soggetti botanici: Marirosa Toscani Ballo
Copywriting: Maria Sebregondi
( 5 Sep 2006 )