Trattocontinuo2000
(patrocinio e presenza in giuria) Milano, giugno 2000
Le culture post industriali hanno significato un profondo mutamento dei sistemi di produzione e delle tipologie di prodotti che a loro volta hanno determinato una serie radicale di ripensamenti e di revisioni sul versante socioculturale e sulle modalit applicative del lavoro. Da un lato, infatti, si assiste ad un allungamento dellet lavorativa determinata da un generalizzato invecchiamento delle societ occidentali e dal conseguente ritardato ingresso dei giovani nel mondo del lavoro; dallaltro, per gli stessi motivi , si assiste ad una maggiore disponibilit di tempo libero dal lavoro; infine, si verifica un cambiamento delle modalit lavorative per cui le funzioni delluomo sempre pi si riducono al sovrintendere al funzionamento delle macchine.
Questi fenomeni incrociati fra loro hanno provocato una serie di conseguenze riassunte da alcuni sociologi nel termine ozio, intendendo con questo sia laumento di tempo libero - e delle modalit di occuparlo - sia la modalit di lavoro che, impegnando meno il fisico, ne tradiscono il concetto tradizionale. In questo quadro si crea una profonda fattura, davvero ozio quello a cui stiamo assistendo o non piuttosto un suo debole surrogato o, peggio, un modo diverso di concepire il lavoro? Se nasce una industria del tempo libero - e una conseguente frenesia nelloccuparlo, se il lavoro impegna meno il fisico, ma certamente di pi i sensi e la mente, si pu davvero parlare di ozio, ovvero di una non attivit? Se ormai il concetto di consumo ha infranto le ideologie e viene accettato come unattivit umana portatrice di valore e non distruttrice della dignit, le societ che si affacciano al nuovo secolo stanno tentando di infrangere definitivamente il mito della produttivit? Stanno finalmente tentando di ridare una dignit anche alla vita umana non sacrificata al lavoro? Si pu pensare ad una rivalutazione dellozio? ad uno sfogo, intendendolo come riposo da qualsivoglia attivit?
In realt, le ambiguit attorno alle problematiche sopra accennate e alle domande che ne derivano, nascono anche dalla difficolt a determinare una precisa definizione del termine ozio, che comporta una serie di sfumature semantiche, tali non solo da operare sensibili spostamenti di senso, ma anche da far s che ogni persona se ne faccia unidea propria.
Per parte nostra, di fronte a tale problematicit, si deciso di affrontare largomento restituendone in parte le varie sfumature, almeno quelle che ci sono parse particolarmente forti: interruzione assoluta di qualunque attivit, dunque riposo, ammirazione estatica e suggestiva, dunque abbandono ad uno stato interiore di rilassamento; occupazione del tempo libero dal lavoro con altre attivit, dunque strumenti e modalit per stare in ozio.
E muovendo da qui che ha preso vita questa edizione di Trattocontinuo, la quale si propone pi che indagare lOzio nella sua accezione contemporanea, di ristituirne una parte di significato, forse sottaciuta, ma a nostro avviso comunque importante la capacit di interrompere il flusso delle attivit non con altre attivit, ma con labbandono, con la lentezza, con la riappropriazione del proprio tempo.
[b]Daniele Piteri & Christoph Radl[/b]
Si pu pensare ad una rivalutazione dellozio? Alla sua esaltazione intendendola come riposo da qualsivoglia attivit?
Porsi, nel 2000, domande di questo genere, per di pi in una citt come Milano, da sempre sinonimo di operosit, pu apparire decisamente provocatorio. Ma la volont che anima la sesta edizione di Trattocontinuo non solo la provocazione, quanto piuttosto porre un problema e ricercare nella societ contemporanea se esistono e quali sono gli strumenti che consentono lozio o secondo quali modalit lo determinano. Ma, con questa edizione, Trattocontinuo vuole anche proseguire lungo quel percorso iniziato nel 1994 che lo ha sempre spinto a ricercare e a cogliere tutti quegli aspetti dinamici e innovativi che si affacciano nella societ e che implicano una dialettica fra il mondo e le culture giovanili e gli altri ambiti socioculturali, quelli generalmente considerati "adulti", maturi. E il tema prescelto si presta particolarmente a questi intrecci perch non si applica solo sul versante culturale, ma anche e soprattutto in un pi ampio contesto sociale in cui la radicale modificazione delle dinamiche produttive e delle modalit di lavoro rappresentano gli elementi di innovazione pi spinta. Innovazione e lavoro rappresentano in qualche modo le parole chiave di questa edizione.
Trattocontinuo non rinuncia alla propria doppia prerogativa di essere osservatorio e laboratorio, introducendo alcune novit significative. A partire da questanno, infatti, il Premio per la Grafica Europea istituisce e salda un legame diretto col mondo del lavoro e dellindustria facendosi che i giovani che vi partecipano oltre a potersi fregiare di un titolo, oltre ad aumentare il proprio bagaglio di conoscenza, possano avviarsi in modo concreto alla propria professione. E il fatto che una delle pi prestigiose industrie italiane --Zucchi - abbia deciso di affiancare per questa edizione il proprio nome a quello di Trattocontinuo, mettendo in produzione ben due dei lavori che hanno concorso al Premio, per noi non solo motivo di orgoglio e prova tangibile della seriet con cui stiamo perseguendo gli obiettivi posti sei anni fa, ma anche e soprattutto stimolo per il futuro, pungolo per non abbassare mai la guardia, per continuare a proporre modalit espressive sempre nuove e particolari, per rinnovare la manifestazione e perpetuare lo spirito da "bordecline" che la ha fin qui animata.
[b]Sergio Scalpelli (Assessore ai Giovani)[/b]
( 1 Jan 2000 )